G. Fantato - Sindaco di Badia Polesine
04.04.2014
Alla conclusione del procedimento per il
ricorso del geom. Bendin per "mobbing", rigettato per infondatezza,
non ho commentato la circostanza in quanto era in corso l'altro procedimento
con la medesima motivazione, dell'avv. Patergnani. Dalla recente sentenza su
questo secondo ricorso, anch'essa favorevole al nostro Comune, con la stessa
motivazione, ho lasciato passare un paio di settimane per poter fare qualche
considerazione con maggior serenità.
Le due vicende mi hanno turbato anche sul
piano personale, infatti quanto rivoltemi, seppur nella veste di sindaco, mi ha
provocato una grandissima amarezza per essere stato accusato di comportamenti
eticamente riprovevoli. La vittoria giudiziaria non ha cancellato il mio
sconcerto per l'ingiusto gesto che questo Ente, la Sua legittima
Amministrazione ed il sottoscritto hanno dovuto subire. Così, amaramente ho
dovuto prendere atto che le negative sensazioni che avevo percepito dalla mia
elezione nel 2009, in qualche area dell'apparato di questo Comune, pochissime
persone in verità, ma significative per importanza dei ruoli svolti, aveva
purtroppo dei concreti fondamenti. Credo che l'agire mio e di tutta
l'Amministrazione abbia sconvolto gli equilibri di potere interno tra le due -
tre "fazioni", allora presenti, sia pure tra Loro antitetiche,
equilibri raggiunti però nell'assoluta autonomia dagli Amministratori e
conseguentemente da difendersi gelosamente, come è d'uso nelle
"lobby" esclusive. In tempi passati i disagi lamentati dai soggetti
interessati e dall'Amministrazione, senza ricorrere al Giudice, si sarebbero
forse risolti con gesti dimenticati, come le dimissioni, magari seguite da una
stretta di mano. E poi, visto l'alto grado raggiunto nella scala gerarchica dai
due dipendenti, la Loro manifesta professionalità avrebbe potuto consentire di
trovare opportunità di lavoro in altre realtà, magari migliori e più consone.
Comunque non dispero!
In ogni caso spero che quanto accaduto sia
occasione per trarne insegnamento e saggia esperienza, sia per me e per i
colleghi amministratori, che per tutti i dipendenti, schierati o meno,
nell'interesse di questa "martoriata" cittadina.
In data 8.10.2013,
presso il Tribunale di Rovigo, il Giudice del Lavoro, con riferimento
all'intentata causa per "mobbing" nei confronti
dell'Amministrazione, o meglio nei confronti del sottoscritto sindaco, promossa
dal geom. Iginio Bendin,
capo del Settore Tecnico del comune di Badia Polesine, fino al giugno 2009, poi
in "comando" presso l'Ulss n. 17 di Este, ha emesso la seguente
sentenza:
1.Rigetta il ricorso; 2. Spese compensate.
Giova ricordare che il ricorso era stato
depositato in data 8.11.2012, e che il ricorrente Bendin chiedeva di essere
risarcito di una somma di oltre 210.000 €, di cui € 60.000 per pretesi
conguagli di remunerazione, € 50.000 per i danni causati dalla dequalificazione
ed il conseguente mobbing con danno alla salute ex art. 2059 c.c., € 100.000
per il danno all'immagine, quale conseguenza dei comportamenti denigratori del
sindaco Gastone Fantato, nonché la conseguente condanna al pagamento, su tutte
le somme dovute a qualunque titolo, degli interessi legali e della
rivalutazione monetaria e inoltre con vittoria di spese, competenze ed onorari
del giudizio. Grazie all'efficienza proverbiale del nostro comune: "Veniva
dapprima dichiarata la contumacia dell'amministrazione convenuta, che si
costituiva tardivamente in giudizio rassegnando le conclusioni in epigrafe
indicate". Infatti era sfuggita agli uffici preposti, per mero
infortunio, la data di scadenza della costituzione a resistere. Devo qui
ricordare che il segretario dott. Montemurro, mi offrì seduta stante le
dimissioni, assumendosi ogni responsabilità dell'accaduto per le Sue
attribuzioni di sovrintendenza e coordinamento dei dirigenti, da me subito
respinte. Per cui: "La causa veniva istruita solo documentalmente, non
essendo state ammesse le prove orali richieste da parte ricorrente in quanto in
parte non oggetto di contestazione, stante la tardiva costituzione, in parte
non ritenute rilevanti ai fini della decisione, e successivamente, ritenuta
matura per la decisione, la causa veniva discussa - previo deposito di note
autorizzate da entrambe le parti - e decisa come da dispositivo in calce, del
quale era data pubblica lettura in udienza unitamente alla presente
motivazione. Ed invero, il ricorso non appare fondato e va rigettato, alla luce
delle considerazioni che seguono". Appare chiaro che il Giudice ha
avuto a disposizione solo le considerazioni del Bendin e i documenti dallo
stesso prodotti, mancando ogni possibilità per il Comune di presentare prove o
ricostruzioni di fatti in contraddittorio, unica eccezione le note conclusive
autorizzate da entrambe le Parti. Così il giudice ha dovuto decidere con a disposizione
solo i documenti presentati dal Ricorrente, per cui si desume che i motivi di
infondatezza erano presenti proprio negli elementi ritenuti favorevoli dallo
Stesso. L'unico commento possibile è: "SENZA
PAROLE !". Un elemento di tangibile "disagio", è stato il
danno recato all'Ente e per cui ai cittadini, per le spese legali che il
Giudice, come prassi nelle cause di lavoro, ha deciso di "compensare",
cioè ognuno si paga le sue.
In data 18.03.2014,
presso il Tribunale di Rovigo, il Giudice del Lavoro, con riferimento
all'intentata causa per "mobbing" nei confronti
dell'Amministrazione, o meglio nei confronti del sottoscritto sindaco, promossa
dall'avv. Andrea Patergnani, vicesegretario del comune di Badia Polesine
e dal 19.05.2004 titolare di posizione di Alta Professionalità, ha emesso la
seguente sentenza:
1.Rigetta il ricorso; 2. Spese compensate.
Anche in questo caso dev'essere ricordato
che il ricorso era stato depositato in data 10.2.2012, e che il ricorrente
Patergnani cheideva di essere risarcito di una somma di "€ 159.161,48 o quella diversa
maggiore o minore, che risulterà in corso di causa o sarà ritenuta di
giustizia, con interessi e rivalutazione monetaria dalla data di maturazione
del credito al saldo effettivo. Spese, diritti ed onorari rifusi."
Alla prima udienza il Giudice ha fatto un
tentativo di conciliazione, iniziativa condivisa solo dal Comune, per il mio
tramite, ma non dal ricorrente, per cui fallita sul nascere. Il processo è
continuato con più udienze per l'escussione dei testi, con qualche
"capitolo di prova", richiesto dal Patergnani, che mi ha fatto
sorridere, come il coinvolgimento della Sua Convivente per testimoniare gli
effetti negativi della azione mobbizzante nella sfera dell'intimità, oppure la
deposizione degli ex rispettivamente assessore e consigliere comunale, Faggion
e Mantovani, sulla mia affermazione "denigratoria" che all'avv.
Patergnani "piacevano le donne". Tra le motivazioni e considerazioni
del Giudice esposte nella sentenza, emerge un aspetto di notevole rilevanza per
il Comune, riferito al fatto che il ricorrente, così afferma il giudice, ha
percepito delle indennità in parte non dovute per sovrapposizione di
attribuzioni tra loro alternative. Il Giudice, dopo una accurata disamina delle
ragioni esposte dal ricorrente ed averle tutte respinte, con dovizia di
riferimenti normativi e di giurisprudenza, così afferma: "In
conclusione, e dovendosi per irrilevanza della questione omettere in toto
l'esame della questione del danno, sia biologico e morale che patrimoniale,
devono ritenersi non provati i presupposti dell'obbligo risarcitorio in quanto
non sussistente l'intento vessatorio nei confronti del ricorrente. In
conclusione, il ricorso appare infondato e va rigettato."
Un elemento tangibile di danno verso
l'Ente e per cui verso i cittadini, sono le spese legali che il Giudice, come
prassi, ha deciso di "compensare" cioè di mantenere in capo a
ciascuna delle parti. Esse sono ovviamente maggiori (sommano a circa 18.000 €)
rispetto alla causa Bendin, senza contare il tempo dedicato dal sottoscritto
per gli incontri con i due legali, le svariate udienze, la notevole
corrispondenza interna, il coinvolgimento degli altri Amministratori, nonché il
danno indotto dal fatto che per circa due anni la vicenda ha tenuto in
"fibrillazione" i dipendenti in rapporti di lavoro con il ricorrente,
certamente non giovando all'efficienza dei servizi. Come accennato, le
conclusioni delle due vertenze hanno fatto emergere aspetti non marginali sulla
corresponsione di indennità. Infatti al geom. Bendin è stata corrisposta, fino
all'insediamento della Amministrazione del giugno 2009, l'indennità di
"alta professionalità", pur in assenza di titoli per ricevere tale
qualifica. Anche al dott. Patergnani è stata corrisposta, per un lungo periodo,
avendone i titoli, l'indennità di "alta professionalità", avendo però
lo stesso esercitato, le attività di "dirigenza" o meglio di
Posizione Organizzativa, e dal momento che l'emolumento previsto per tale
qualifica è inferiore a quello di "alta professionalità", devesi
chiedere la restituzione dell'eccedenza percepita. E' ovvio che dato il titolo
di avv. il Patergnani non
poteva non sapere dell'errore.
Dal momento che l'Amministrazione è venuta a conoscenza dell'errore di
applicazione delle norme contrattuali, deve immediatamente provvedere alla
sospensione dell'erogazione di quanto non dovuto, se in essere, e procedere al
recupero delle somme incassate senza titolo dai due dipendenti, e ciò
retroattivamente entro i termini della prescrizione.
Suppongo, seppur con doverosa cautela, che
la circostanza dell'erogazione del non dovuto non abbia urgenza per il geom.
Bendin, essendo dal 1° marzo e fino al 30 giugno prossimo in aspettativa senza assegni, e
comunque prima era in comando presso l'Ulss n. 17 di Este, ne ha
invece nei confronti dell'avv. Patergnani in quanto normalmente in servizio. Ma
quello che più da vicino mi riguarda, attiene alle conseguenze del
comportamento dei due dipendenti, che ha provocato la perdita di
"fiducia" nei Loro confronti, e che a causa di ciò, in futuro, sarà
incoerente ed illogico ch'io possa affidare un "mandato fiduciario"
agli stessi, seppur in possesso dei titoli per eventualmente riceverlo.
Data la delicatezza della materia, la Giunta ha dato mandato al sig. segretario
di acquisire tutti gli elementi necessari per l'emissione dei provvedimenti,
nel totale rispetto dei diritti dei pendenti, ma a tutela degli interessi
dell'Ente. Mi corre l'obbligo di sottolineare ancora come le due vicende
abbiano negativamente inciso, oltre che sul piano dell'efficienza e
dell'operosità del Comune, anche sul nostro magro bilancio, per almeno
22-23.000 €, che certamente questa Amministrazione avrebbe destinato volentieri
ad altre iniziative.